La voce di NORISK SCF – Sicurezza americana, riflessioni su inflazione, mercati e politiche Fed

Analisi sulla sicurezza americana, riflessioni su inflazione, mercati e politiche Fed

La voce di NORISK SCF – Sicurezza americana, riflessioni su inflazione, mercati e politiche Fed

L’attentato a Trump ci ha ricordato come gli Stati Uniti siano un paese dove la forte diffusione delle armi e lo scarso controllo a chi vengano vendute rappresenti un problema non di poco conto. Ci fa riflettere inoltre sulla gestione della sicurezza che non appare così “attenta”.

Tornando ai temi economici i dati sull’inflazione US (CPI) sono “finalmente usciti” in linea con le rosee aspettative degli operatori finanziari. Vediamoli.

Tabella dei dati sull'inflazione US (CPI) di giugno 2024

Il CPI mese su mese è uscito a -0,1% e anno su anno al 3%: questi dati si inseriscono in un contesto, già dei mesi precedenti, di rallentamento della crescita inflazionistica.

Subito dopo la release dei dati abbiamo visto la conferma di questi trend:

  • Dollaro in indebolimento;
  • Oro in ulteriore crescita vista la correlazione inversa con i tassi reali;
  • Treasury a 2 anni con prezzi in aumento e rendimenti in calo;
  • Rotazione settoriale sull’azionario US con acquisti su small caps e settori “interest rate sensitive”.

Il mercato ha spazzato via ogni dubbio: la Fed taglierà i tassi a breve e, con ogni probabilità, da qui a qualche mese avremo 1 punto in meno come livello dei tassi ufficiali.

Grafico del rendimento dei treasury US a 2 anni in seguito alla pubblicazione dei dati CPI

Il treasury a 2 anni nel grafico che precede rende oramai “solo più” il 4,5%, vale la pena ricordare, per contro, che i tassi ufficiali US sono fermi da parecchio tempo nella forchetta 5,25-5,50%. E’ evidente come il mercato sconti dei tassi ben più bassi di quelli attuali.

Tabella delle previsioni sui tassi Fed Funds future fino a gennaio 2025

Come si può vedere dalla tabella dei Fed Funds “attesi”, a Gennaio 2025, ci si aspetta un 4,56% che è “coerente” con quanto espresso, già oggi, dal mercato dei titoli di stato a 2 anni.

Grafico dell'andamento del prezzo dell'oro in relazione ai tassi reali

Il grafico dell’oro che precede mostra come, grazie alla riduzione attesa dei tassi reali, il prezzo del metallo giallo sia ben sostenuto. Continuiamo a preferire l’acquisto dell’oro coprendo il cambio con l’ETC presente nella nostra asset allocation. Non è momento per aprire nuove posizioni in dollari trascurando il cambio. Qui di seguito il dollaro dopo i dati CPI.

Grafico del cambio EUR/USD dopo i dati CPI di luglio 2024

Vediamo quindi se con questa serie di dati favorevoli ad un netto rallentamento dell’inflazione avremo una rotazione delle asset class con prese di profitto sull’azionario e acquisti sull’obbligazionario di medio-lungo termine che da anni sta riservando ben poche soddisfazioni a chi privilegia il reddito fisso “sicuro” all’azionario “rischioso”.

Cambiando argomento voglio mostrarvi i paradossi dei mercati finanziari e come un momento d’ingresso piuttosto che un altro, anche sul lungo termine, possano consegnare dinamiche diverse.

Quanto ha reso investire sull’indice S&P 500 piuttosto che sugli EM dalla fine del 2000 ad oggi in Euro? Un orizzonte superiore ai 20 anni appare coerente con la definizione di lungo termine.

Grafico delle performance dell'indice S&P 500 vs indice MSCI Emerging Markets dal 2000 al 2024.

Come si vede dal grafico la linea arancione (gli EM) sono quasi sempre stati sopra l’indice americano e alla fine dei 23 anni circa le performance annualizzate sono state simili: 7,70% per US, 7,39% per gli EM.

Queste performance sono nettamente in linea con le teorie che abbiamo studiato sui libri di statistiche finanziarie.

Il rendimento di un indice azionario non è altro che il rendimento free risk+ un premio per il rischio dove per free risk si intendono i bond del paese con scadenze medio-lunghe.

Il grafico ci ricorda anche che dalla fine del 2000 al 2010 è stato “il decennio perduto” della borsa americana dove i rendimenti non ci sono stati affatto. Ma se cambio il punto di partenza e avessimo investito post Lehman con i minimi toccati nel 2009?

Grafico delle performance dell'indice S&P 500 vs MSCI Emerging Markets dal 2009 al 2024

Siamo sempre in presenza del lungo termine (14 anni circa) ma con lo S&P 500 che ha restituito un total return in euro del 766% contro un “misero” 121% degli EM.

Quindi:

  • Chi dice che la borsa non funziona forse non ha mai investito in US;
  • La Cina doveva “arrivare” da secoli, ma si è fermata al 2009.
  • La performance annualizzata US del 16% all’anno è “bugiarda”. Le statistiche centennali dicono che lo S&P 500 debba rendere 8-8,5% medio annuo.

Per quanti anni ancora le varie Apple, Amazon, Nvidia, Microsoft, Google e compagnia possono permettere tale genere di performance?

Le statistiche hanno un limite enorme: si basano sui dati del passato. Ma, allo stesso tempo, hanno superato e vissuto periodi con ogni tipo di bolla, crisi, euforia, panico, crescita economica, recessione, rivoluzioni industriali.

Inoltre, vale la pena considerare che il 16% annualizzato è partito dopo che con la crisi Lehman l’indice americano aveva perso in circa un anno e mezzo (2007-2009) il 55%. Quante persone, quanti operatori hanno resistito a perdite su un indice di tale portata e non “hanno gettato la spugna”?

Non stiamo parlando di un -55% su una singola azione che è facilmente osservabile, ma sull’indice principale al mondo.

Dal -55% è cresciuto del 766% in circa 14 anni.

Questo ci dice solo una cosa: cali estremi di indici robusti sono rari, ma quando avvengono portano come conseguenza rialzi inarrestabili.

Pianificare nel proprio PF robuste dosi di liquidità e bond a breve termine oltre al rendimento sicuro ed immediato offrono un cuscinetto per quelle rare occasioni che ogni N anni si presentano e che un investitore intelligente e razionale coglie al volo.

 

Andrea Boffa
andrea.boffa@norisk.it