24 Set La voce di NORISK SCF – Settimana di massimi e tagli: gli impatti dei movimenti della FED
La settimana passata ha visto l’evento più atteso a livello di banche centrali: la Fed ha tagliato i tassi ufficiali dello 0,5% spiazzando chi si attendeva “solo” un aggiustamento dello 0,25%.
Le nostre idee erano più su un taglio dello 0,5% visto il rapido rientro dell’inflazione da un lato e dall’altro con le elezioni americane alle porte era irrealistico vedere degli interventi nei mesi di Ottobre e Novembre.
Ora si tratta di vedere se il mercato obbligazionario, come scrivevamo nelle scorse settimane, non avesse peccato di troppo ottimismo per ulteriori e continuativi tagli dei tassi ufficiali.
Queste le previsioni dei membri della FED: i famosi Dot Plot.
I mercati azionari US dopo il taglio da 0,5% hanno visto nuovi massimi di tutti i tempi.
In particolare:
- L’indice Dow Jones ha sorpassato i 42.000 punti;
- L’indice S&P 500 i 5.700 punti.
Osservando nuovi massimi assoluti ritorno sulla solita riflessione dei messaggi contrastanti che danno le azioni vs i titoli di stato:
- Se il mercato “vede” un forte rallentamento economico in US le azioni andrebbero vendute e NON comprate. Siamo sui massimi.
- Se il mercato invece “vede” una continuazione dell’attuale favorevole trend economico i bond andrebbero venduti perché i tagli dei tassi saranno decisamente inferiori a quelli già “scontati” dai prezzi del mercato obbligazionario.
Ripeto inoltre, alla noia, che l’oro è sui massimi e che il dollaro continua in questa fase ad essere debole. Messi tutti insieme questi segnali sono contrastanti: “si compra crescita e si compra recessione” allo stesso tempo.
Nelle ultime settimane la curva dei tassi americana si è “normalizzata”: i titoli di stato a 10 anni rendono (anche se poco) di più di quelli a 2 anni dopo un lungo periodo di inversione della curva dove investire sulle lunghe scadenze pagava meno che investire sul breve.
Qui di seguito vediamo lo spread dei tassi 10Y-2Y
Una delle ragioni per le quali la FED “deve” tagliare i tassi ulteriormente è l’enorme deficit del bilancio US e la scelta politica del tesoro americano di emettere la maggior parte dei titoli di stato negli ultimi anni con scadenze brevi.
Questo comportamento denota debolezza del governo US che aveva paura che titoli a lungo termine, evidentemente, non sarebbero stati sottoscritti a sufficienza in un paese con deficit annuali folli. Altro che la parsimonia dei bilanci UE.
Ma emettere titoli a breve con cedole al 5% o più costa. Costa molto e la FED deve dare “un aiutino” alle disastrate finanze americane.
Un altro segnale che ci dice di guardare con un occhio attento alle varie dinamiche economiche è la disaffezione verso le commodities.
Post Covid si faceva incetta di petrolio, gas, rame e metalli industriali vari. Oggi siamo in una fase di netto rallentamento che viene confermato ogni settimana dai dati sulla manifattura US/UE e la produzione industriale che è in costante calo.
Per quanto servizi e consumi possono tirare le economie globali?
Ecco perché in un contesto di minor inflazione e di rallentamento industriale una riduzione a livello mondiale dei tassi d’interesse è una buona notizia.
La settimana scorsa vi parlavamo della rotazione settoriale avvenuta nel corso dei mesi verso un settore ad alta leva finanziaria: l’immobiliare.
Qui di seguito il grafico del global real estate
Come si può vedere gli anni 2021-2022 hanno un andamento esattamente sovrapponibile ad un indice obbligazionario globale: aumento dei tassi con forte calo dei prezzi delle società del settore.
Dal Q4 2023 si vede invece un netto rimbalzo delle quotazioni immobiliari grazie alla fase di discesa dei tassi di mercato che hanno anticipato le decisioni delle varie banche centrali.
Si conferma quindi la perfetta correlazione tra real estate e tassi: detenere azioni di società immobiliari o obbligazioni a lungo termine è sostanzialmente un trade similare per profilo di rischio.
Come si comporteranno i mercati azionari dopo che sia la BCE da un lato e la FED dall’altro (ma anche le altre banche centrali) stanno schiacciando il pedale sull’acceleratore del taglio dei tassi?
Potranno gli Stati Uniti continuare ad avere una performance di borsa infinitamente superiore a quella delle altre aree del mondo (UE ed EM)?
Vi lascio con questo grafico tra MSCI UE vs MSCI US
Sostanzialmente dal 2008 in avanti c’è stata una sola borsa: quella americana.
Ogni altra scelta ha reso meno, molto meno.