
18 Feb La voce di NORISK SCF – Europa tra turbolenze politiche e mercati in crescita
La settimana passata ha visto dei bei colpi assestati all’Europa da Trump e Vance che elenco in sintesi:
- Trump ha iniziato le negoziazioni con Putin per far terminare la guerra senza considerare l’Europa;
- Per il post guerra la difesa sarà a carico nostro e l’America non intende mandare le sue truppe al confine est europeo;
- Vance in Germania ha sostanzialmente affermato che più che della Russia occorre avere paura dell’Europa visto che non rispetta l’esito del voto nei vari paesi (chiaro riferimento al fatto che le destre, Italia a parte, anche se ottengono delle maggioranze relative non vanno mai al governo);
- Trump intende mettere dazi “reciproci” per lo stesso importo verso tutti i paesi che impongono dazi verso gli Stati Uniti. Attenzione che l’Europa tra i “dazi” ha anche l’IVA all’importazione.
Dal punto di vista europeo la serie di dichiarazioni non è roba da poco, c’è da iniziare seriamente a svegliarsi perché se anche solo una parte delle dichiarazioni va “a buon fine” occorre realizzare che siamo soli, disuniti e senza una politica estera e di difesa comune. Per non parlare del dumping fiscale e regolamentare tra i paesi all’interno dell’unione. In sostanza come dice Draghi sul FT siamo noi che ci facciamo la guerra al nostro interno.
In tutto questo le dichiarazioni di Von der Leyen sono state: “le spese per la difesa saranno a carico di ogni singolo paese e, in deroga, sono fuori dal patto di bilancio”.
Non quindi nuovo debito comune per finanziare un progetto concreto e necessario, ma ogni paese, a seconda delle sue possibilità di bilancio spenderà quello che “ritiene”. L’Europa conferma avere un approccio di rara idiozia e gli altri stanno giocando con il nostro futuro senza alcun riguardo mentre noi perdiamo tempo ad attendere le elezioni tedesche visto che attualmente la commissione UE non si sa chi rappresenti e continua come sempre a non decidere nulla.
Crollo della produzione industriale e costi dell’energia fuori controllo sono i veri problemi economici che andrebbero affrontati con decisione, ma che richiederebbero un approccio comune, forte e deciso.
Come si vede dal grafico il settore manifatturiero è da più di 2 anni in contrazione: in particolare i dati dell’ultimo trimestre ‘24 sono stati pessimi.
Come ripetiamo spesso, le borse non sono l’economia reale e l’Europa continua sui mercati ad andare molto bene dall’inizio dell’anno con performance a doppia cifra (ultime colonne in verde).
Altro segnale positivo, sempre sui mercati è l’andamento particolarmente robusto delle banche UE con l’indice di settore che negli ultimi 2 anni è riuscito a replicare la performance delle “magnifiche 7”.
Chi avrebbe scommesso su un 26,5% total return medio annuo comprando le banche? Per di più in un continente a crescita molto contenuta rispetto agli stati Uniti?
La cosa assurda, che nonostante la crescita sin qui dei titoli finanziari UE, sono ancora delle società “minuscole” confrontate ai top player americani e la corsa potrebbe proseguire salvo correzioni generalizzate.
L’America nel frattempo ha appena rilasciato i dati sull’inflazione che non sono affatto positivi: l’indice dei principali prezzi al consumo è cresciuto del 3,3% yoy e dello 0,4% su base mensile.
Come si vede dal grafico che segue l’inflazione sta aumentando la sua velocità di crescita e il rischio tassi in US non è più “trascurabile”.
Una cosa che le banche centrali non dicono ma che oramai è un dato di fatto: l’inflazione media al 2% come livello ottimale è stata accantonata.
Se guardiamo ai servizi, visto che le economie moderne occidentali sono basate su di essi, mostrano un livello di inflazione almeno il doppio di quella “desiderata”.
Un livello di inflazione più alta è necessaria per sostenere le finanze pubbliche che continuano ad aumentare deficit e debito ogni anno. Senza inflazione il livello reale del debito sarebbe un problema maggiore.
Dopo una buona performance negli ultimi mesi da parte dell’Europa sui mercati, pare che la Cina stia dando veri segnali di risveglio grazie ai tech che sono a forte sconto rispetto al resto del mondo.
Guardate l’indice Hang Seng Tech qui di seguito.
Se uno cerca degli indici sottovalutati o delle parti del mondo che sono in netto ritardo non può che guardare la Cina e alcuni parti del mercato europeo.
Qui di seguito le basse valutazioni dei mercati EM (nella versione con e senza Cina) pubblicate dal FT.
Se la Cina fosse un’economia maggiormente “comprensibile” non ci sarebbe alcun dubbio dove investire dei soldi.
Terminiamo il punto di oggi con i risultati del 2024 di Hermes: come sempre sono stati di assoluto rilievo con più di 15 miliardi di euro di fatturato (+13% yoy) e 4,6 miliardi di euro di utile netto (+6,8% yoy).
Come si vede dal grafico il prezzo è “coerente” con gli utili per azione attesi nel ‘25 e nel ’26, ma negli ultimi mesi il prezzo ha superato la crescita attesa degli utili futuri: questo significa che il titolo ha multipli più cari e che gli investitori si aspettano che ci saranno revisioni al rialzo degli utili per azione. Se così non sarà è ragionevole che storni dai livelli attuali.