
04 Feb La voce di NORISK SCF – Dazi e mercati in tensione tra politica e finanza
Avevo già preparato tutto il contenuto del punto di oggi, ma i dazi di Trump meritano un veloce commento prima di passare alle tematiche odierne.
Trump ha deciso per dazi al 25% su Canada (pare per il petrolio solo al 10%) e Messico. Per la Cina un 10% aggiuntivo ai dazi già in vigore.
I mercati non l’hanno presa bene con storni sugli indici azionari, dollaro forte e titoli di stato in ripresa. In sostanza una seduta, senza panico, in modalità risk off.
Questa mattina ho letto di tutto e anch’io ho pubblicato un mio contributo su Linkedin dove, senza entrare in merito a questioni politiche come fanno troppi, mi sono limitato ad alcune considerazioni economiche.
La prima, forse la più importante, è che le aziende odierne sono degli assemblatori di pezzi che arrivano da tutto il mondo.
Se Apple o Jeep avranno degli aumenti di costi, anche a causa dei dazi potranno fare solo due cose (o un mix delle 2):
- Ridurre i margini di profitto;
- Scaricare gli aumenti sui clienti finali.
Inoltre:
- I dazi non migliorano necessariamente la bilancia commerciale, mentre incassando delle tasse all’import migliorano i conti pubblici US;
- Un dollaro forte riduce le esportazioni;
- Politiche inflazionistiche come quelle dei dazi tengono i tassi alti;
- Tassi alti significa emissione di nuovi treasury con costo elevato per lo stato;
- Se si vuole ridurre le tasse alle imprese andrà visto se le entrate da dazi saranno sufficienti;
- Gli altri stati possono mettere dazi a loro volta e/o svalutare le loro divise per mantenere il loro export competitivo.
Potremmo andare avanti all’infinito senza sapere dove si atterri. Mi pare un gioco, quello dei dazi, di pari stupidità alla Brexit che è costata il posto a tutti i primi ministri tories.
Veniamo ai mercati nel mese di Gennaio che si è oramai chiuso molto positivamente: la notizia in evidenza della scorsa settimana è stata l’incubo che una società cinese, Deepseek spendendo un budget molto contenuto fosse riuscita a creare dei modelli di intelligenza artificiale in grado di competere con quelli americani.
Come si può immaginare lunedì scorso si è vissuta una giornata di forti vendite sul mercato US con Nvidia che in una singola giornata ha visto la sua market cap calare di 590 miliardi!
Il problema certamente, come ripetuto più volte è da dove arriviamo.
Deepseek o meno, guardate le magnifiche 7 negli ultimi 5 anni.
Le big 7 hanno prodotto un rendimento total return annualizzato del 43,67% contro 16,55% dello S&P 500 e 8,94% dell’Europa (tutto in Euro termini).
Se uno ottiene quasi il 44% all’anno investendo in un indice di soli 7 titoli non può stupirsi se in un giorno negativo, uno o più di questi perdano il 15-20%.
Chiaramente il peso % di tali titoli è talmente elevato che se scendono loro scendono anche gli indici generali che sono indici ponderati per la capitalizzazione (mentre gli indici equal weight sono equipesati e correggono questa problematica del peso eccessivo).
Vale inoltre sempre la pena ricordare come l’Europa dall’inizio dell’anno continui a sovraperformare gli Stati Uniti.
La scorsa settimana si sono tenute le riunioni della Fed e della Bce.
La Fed ha mantenuto i tassi nell’intervallo 4,25-4,5%.
Le previsioni, per il resto dell’anno, sono di 1-2 tagli da 0,25%, ma come si vede dal grafico a fine 2025 i tassi sono attesi intorno al 3,8-3,9% quindi certamente non bassi: con la “novità” dazi la Fed sarà ancora più cauta.
La Bce invece ha tagliato di 0,25% e ora, il tasso sui depositi è al 2,75%.
Come si vede dal grafico pare che in UE la discesa dei tassi continui e si arrivi sotto il 2% a fine 2025.
Certamente per un investitore europeo il 2025 si preannuncia complesso:
- non ha più rendimenti free risk allettanti in euro a breve (se si arriva davvero al 2%);
- comprare azioni mondo significa prendere posizione sul dollaro che è molto forte;
- le valutazioni azionarie del mondo US tech sono a dir poco generose.
Come sempre saremo qui per cercare di aiutare i nostri clienti a spendere al meglio il loro budget di rischio, ma le condizioni sui mercati stanno cambiando e va sottolineato.
Vi allego per concludere un grafico di LVMH che ha visto dei risultati discreti per l’anno 2024 e che, parole di Arnault, sta vivendo un Gennaio molto forte (dazi permettendo di qui in avanti). Dopo Richemont e le parole spese da Arnault il lusso pare abbia delle prospettive in miglioramento.