
27 Mar Scenari economici 2025: guida per chi fa impresa
Cosa succede all’economia USA dopo l’insediamento della nuova amministrazione 2025?
L’inizio del 2025 è stato segnato dall’insediamento dell’amministrazione statunitense, che sin da subito si è mostrata meno in linea di quanto si pensasse rispetto al primo mandato di Donald J. Trump.
Le due tematiche principali sono state la minaccia di nuovi dazi USA 2025 e gli sviluppi sui diversi fronti caldi dal Medio-Oriente all’Ucraina, le cui conseguenze economiche globali sono da inquadrare nell’ambito di un riposizionamento degli USA nello scacchiere internazionale.
Ci troviamo quasi al termine del primo trimestre e, per quanto molti dei punti della nuova agenda economica USA paiano ancora contraddittori, guardando ai principali indicatori economici abbiamo osservato alcuni trend significativi per le imprese.
Nuovi dazi e incertezza globale: cosa aspettarsi nel 2025?
Le aspettative di molti operatori sino a pochi mesi vedevano i provvedimenti annunciati (riduzione delle imposte, tagli delle tasse, deregulation, ecc.) come favorevoli alla crescita, salvo poi ricredersi di fronte alla dir poco caotica discussione sui dazi, che ha generato ulteriore instabilità economica globale – specie per quanto riguarda l’economia statunitense.
Politiche USA 2025: quali ripercussioni su Europa e Asia?
Quel che possiamo invece osservare con maggior chiarezza è al di fuori degli Stati Uniti e riguarda l’Europa e l’Asia. Il Vecchio Continente che, dopo le elezioni in Germania e preso atto del diverso atteggiamento assunto dell’amministrazione statunitense, pare tornato ai tempi del “whatever it takes” pronunciato da Mario Draghi. Nel frattempo, la Cina è impegnata ad annunciare misure di sostegno all’economia, in particolare ai consumi interni, e interventi per stabilizzare il mercato immobiliare e finanziario, nel tentativo di riequilibrare le relazioni economiche USA-Europa-Cina.
Cosa indicano davvero i mercati? Una lettura utile per le imprese
Questa “schizofrenia dei mercati finanziari nel 2025” nelle interpretazioni delle variabili economiche globali, specie quelle che hanno a che fare con i mercati finanziari, spiega perché molte aziende guardano con sospetto questi segnali. La cosiddetta economia reale, fatta di imprese e imprenditori, si trova spesso in disallineamento con ciò che si osserva nelle borse e nei mercati globali.
Per comprendere meglio queste dinamiche vi rimando ad una citazione di Benjamin Graham, secondo il quale nel breve periodo i mercati “votino”, mentre nel lungo periodo i mercati “pesino” i fatti di attualità (fra i quali, le dichiarazioni dei politici).
Possiamo trasporre le medesime considerazioni al di fuori dei mercati azionari, che solitamente definiamo come “la Borsa”, anche ai mercati dei tassi di interesse, delle valute, delle materie prime e dell’energia, che riguardano le imprese più “da vicino”.
Industria europea 2025: perché non riparte?
Abbiamo così osservato un indebolimento del dollaro USA rispetto alle principali valute, con il cambio euro/dollaro in area 1,09 e un restringimento del differenziale fra i tassi “risk free” europei (in rialzo) e quelli statunitensi (in ribasso). In questo contesto, la ripresa dell’industria europea fatica a decollare.
Indici PMI e produzione industriale: segnali negativi
Nell’Eurozona, la produzione industriale continua a mostrare segnali di debolezza. Gli indici PMI 2025 (Purchasing Managers’ Index) restano sotto la soglia di espansione in tutte le principali economie europee, con un calo marcato della manifattura tedesca.
Secondo l’indagine rapida sulla produzione industriale del Centro Studi di Confindustria, la ripresa industriale si muove a rilento in un contesto dominato da incertezza economica e volatilità.
Costo energia e materie prime: gli ostacoli alla ripresa
Ad ostacolare la ripresa dell’attività sono i costi di produzione e la disponibilità di materiali, a fronte di condizioni finanziarie in netto miglioramento.
Nell’ultimo anno, i prezzi del gas in Europa sono raddoppiati (da 26 a 53 euro/mwh), mentre il petrolio Brent è sceso a 70 dollari al barile. Il tema del caro energia rimane quindi centrale tra le preoccupazioni delle aziende.
Politica monetaria BCE: effetti reali su imprese e investimenti
Il sostegno offerto dalla Banca Centrale Europea con la recente riduzione dei tassi di interesse (dal 4% al 2,75%) non sembra sufficiente a stimolare una ripresa degli investimenti aziendali.
Anche l’export italiano soffre: da un lato si registra un calo dell’export intra-UE nel 2024, dall’altro preoccupa la diminuzione delle esportazioni verso gli USA nei primi mesi del 2025. Un segnale chiaro della debolezza della domanda statunitense.
Economia globale e imprese: come affrontare la nuova volatilità
L’idea di questa rubrica nasce dalla convinzione che dovremo abituarci ad una maggiore volatilità riguardate le variabili economiche, anche di quelle “più vicine alle imprese”, le cui dinamiche proveremo a descrivere e interpretare in modo rigoroso, ma pur sempre intuitivo e pratico per chi viva ogni giorno l’attività d’impresa.
Per comprendere meglio l’impatto di questi scenari sull’attività della tua impresa e valutare strategie concrete, contatta il team di NoRisk: siamo al tuo fianco per trasformare l’incertezza in visione strategica.