
01 Apr La voce di NORISK SCF – Investimenti 2025: tra incertezze e nuovi orizzonti economici
Il mese di Marzo che si chiuderà oggi, per la borsa americana, è il peggiore dal 2022 e speriamo che, con la fatidica data del 2 Aprile dove, al netto di tante anticipazioni e smentite si conosceranno i dazi globali di reciprocità si potrà tornare a ragionare con un po’ più di calma e lucidità.
Sin qui, come abbiamo visto, diversi indicatori per il mercato US sono in calo:
- La fiducia dei consumatori;
- La fiducia dei gestori nella borsa;
- Le aspettative d’occupazione futura.
Per contro abbiamo visto una revisione al rialzo delle aspettative d’inflazione che generano la paura di un parola orrenda per l’economia: stagflazione.
Nel we ho pubblicato un sondaggio su LinkedIn e anche se sin qui i numeri non sono statisticamente significativi, le persone che hanno risposto sono prevalentemente gestori, traders, analisti, consulenti. Lo spaccato è degno di nota.
Ebbene: la borsa US e quella UE insieme non raggiungono il 30% dei votanti, mentre oro (su tutti) e Cina sono i posti dove “mettere i soldi” nel 2025.
Sul fatto della negatività dell’Europa è un problema di “home bias” all’incontrario. Purtroppo, noi italiani, abbiamo un problema di percezione negativo verso il nostro paese e verso l’Europa. Il fatto che il DAX tedesco e il FTSE MIB italiano siano tra i migliori indici non “mitiga” la nostra negatività.
Sull’America pesa Trump: ha fatto più danni lui in poche settimane sulla fiducia che chiunque altro. Fa sorridere leggere articoli estremi sul FT con la fatidica domanda: “L’America è ancora investibile?”.
Sulla Cina è un mistero: da paese “non investibile” viene visto come il nuovo paese che prenderà il posto degli Stati Uniti? E’ indubbio che potenzialmente è un’economia che potrebbe migliorare e attirare di nuovo capitali, ma sin qui ha dato più dolori che gioie.
E l’oro? Guardate, in dollari, il differenziale a 3 anni tra aver investito nello S&P 500 vs l’oro: i risultati sono netti a favore dell’oro.
Chiaramente si è vista un’accelerazione negli ultimi mesi, da quando la paura dei dazi da un lato e l’incertezza globale dall’altro hanno contribuito alla forte crescita del bene rifugio per eccellenza.
Storicamente il ratio tra gold/S&P 500 è uno degli altri indicatori da monitorare in chiave contrarian: detto diversamente quanto può ancora salire l’oro prima di innescare una presa di profitto che verrà girata nell’indice azionario US?
Qui di seguito gli ultimi 6 mesi dell’oro vs S&P 500.
Per concludere la parte di sentiment negativo di questo periodo vediamo uno spaccato del settore automotive negli Stati Uniti.
Il settore è stato pesantemente colpito prima dalla finta transizione energetica UE e poi dai dazi US. In America non esistono auto “made in US” al 100% e il paese importa sia la componentistica sia un gran numero di vetture finite.
Il risultato di breve è che si sta bloccando tutto e che le attese sui prezzi dei nuovi veicoli sono in netto aumento. L’elettore trumpiano si troverà quindi le azioni preferite dello S&P 500 in calo, il prezzo dei SUV in aumento e le uova che costano come fossero oro.
La politica folle della commissione UE prima e quella attuale di Trump stanno regalando il mercato automotive ai cinesi.
Non si capisce dove le politiche del presidente attuale vogliano andare e ogni ragionamento sin qui fatto, almeno per ora, rischia di essere smentito in pochi giorni. Certo che quando Trump dichiara che potrebbe correre per un terzo mandato (cosa che in US non si può fare a leggi vigenti) si capisce bene quale sia il rischio che andiamo a correre!
Con uno scenario così complesso in un PF efficiente non possono mancare:
- Oro;
- Titoli di stato a breve;
- Titoli indicizzati all’inflazione.
La parte azionaria va diversificata NON copiando il peso che ha US nel MSCI World (circa 65%) e prevedendo, a livello mentale, dei nuovi ingressi scalettati su eventuali ribassi.
Nessuno sa se entreremo in un mercato davvero ribassista a causa di una recessione indotta o se è solo una fase di breve di pessimismo estremo, ma la strategia d’investimento va scelta prima e, come sempre, senza sapere cosa capiterà in futuro. I comportamenti razionali sono l’unica garanzia di operare correttamente.
In questa fase storica, la gestione attiva mediante alcuni fondi flessibili, market neutral o total return per la prima volta da anni, assume un maggiore valore.