
27 Feb La discrezionalità premia i fondi Obbligazionari Corporate EUR
L’analisi della categoria dei fondi Obbligazionari Corporate Euro evidenzia come 87 fondi su 202 (43,1%) siano riusciti a conseguire performance superiori all’ETF comparabile. Se però procediamo a rettificare la dinamica per il diverso grado di rischio registrato, il numero dei promossi sale a 99 (53% del totale).
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Inoltre, se andiamo a verificare la persistenza dei risultati gestionali, i fondi risultati pienamente brillanti scendono a 91(45%). Si tratta di risultati piuttosto lusinghieri se rapportati a quanto emerso su altre categorie di fondi.
Le spese correnti medie ponderate della categoria sono risultate pari all’1,12% mentre l’ETF addebita solo lo 0,16% annuo. Vi sono alcuni gestori che prelevano commissioni anche superiori al 2%: un fardello che ha portato alcuni prodotti a evidenziare anche una perdita in un arco temporale positivo per questa asset class.
Inoltre, i fondi di questa categoria hanno evidenziato una correlazione contenuta con l’ETF scelto come termine di confronto, mostrando quindi che il gestore ha effettuato scelte realmente attive, scegliendo anche strumenti sostanzialmente diversi da quelli presenti nel benchmark. L’ETF, invece, investe solo in bond societari molto liquidi, denominati in euro e con cedole a tasso fisso.
Per esempio il fondo risultato migliore, Lombard Odier Selection Credit Bond, può esporsi in altre valute, fino al 20% in strumenti high yield e in bond convertibili e complessi. Un’esposizione ravvisata in diversi altri strumenti analizzati.
La metodologia utilizzata in questa analisi consente comunque di confrontare fondi ed ETF in modo “risk-adjusted”, ovvero rettificando le performance per il rischio rilevato nel triennio precedente. E per quanto concerne l’alea prospettica è importante analizzare l’operatività consentita al fondo così come emerge dal prospetto informativo.
All’interno della categoria vi sono fondi che, almeno nominalmente, investono solo in particolari segmenti di mercato. Il fondo Nordea 1 – European Covered Bond, per esempio, è focalizzato sulle obbligazioni garantite da prestiti (covered bond). Inoltre ci sono gestori che evitano i titoli finanziari, mentre altri si concentrano solo su quelli.
Non basta quindi osservare solo i rendimenti ottenuti nel passato, ma è sempre bene comprendere come sono stati generati rispetto alla delega di gestione concessa al money manager. E il giudizio finale deve essere espresso in termini relativi, ovvero rispetto a una strategia che rappresenta il mercato.
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I fondi migliori:
LU0864516546 | LO Selection Credit Bond EUR MA |
LU0113257694 | Schroder ISF EURO Corp Bd A Acc EUR |
LU0076315455 | Nordea 1 – European Covered Bond BP EUR |
FR0010172767 | EdR Euro Sustainable Credit C |
FR0007008750 | R Euro Crédit C EUR |
I peggiori:
LU0592907975 | Pictet-EUR Corporate Bonds R dm |
IE00B451S569 | Russell Inv Euro Credit B EUR Income |
LU0133661362 | Pioneer Fds Euro Corp Bond F EUR ND |
LU0441433728 | Deutsche Invest I Euro Corp Bds LD |
IT0004814213 | Amundi Obbl EurCorp Etico a dist B |
Quando gli ultimi erano i primi
È difficile per un gestore attivo mantenere risultati positivi nel tempo. Dall’analisi delle performance risk-adjusted (Rap) degli ultimi tre anni, i fondi di Invesco e di Amundi focalizzati sui bond societari sono risultati tra i peggiori della categoria, arrivando a far perdere denaro ai sottoscrittori in un periodo risultato positivo per questo segmento di mercato. Nel triennio precedente, invece, il giudizio sarebbe stato positivo per entrambi i fondi, a testimonianza della difficoltà dei gestori di fare nel tempo meglio degli ETF.
Quando il rischio ripaga
Il money manager possiede una certa autonomia per cercare di ottenere rendimenti positivi coerentemente con la politica di investimento del fondo. Nell’ultimo triennio i fondi di New Millenium e Nordea sono riusciti a innalzare il rischio al momento giusto e a registrare risultati positivi. Il prodotto della banca scandinava investe però in un sottoinsieme del mercato, bond di società finanziarie, che ha manifestato una rischiosità maggiore, come emerge dalla correzione delle quotazioni nel 2015.
Il peso dei costi
Le commissioni trattenute dal gestore e da chi vende il fondo sono rilevanti nel determinare i rendimenti futuri. Per esempio il fondo di Invesco dispone di 4 classi con spese correnti diverse: il grafico evidenzia come la classe Z del fondo (0.77% annuo) ha conseguito rendimenti migliori dell’ETF, mentre la classe R (1.97%) ha registrato una perdita nell’ultimo triennio. Se i rendimenti di mercato sono bassi e gli oneri elevati, ottenere performance accettabili diventa una missione impossibile.
Se il rischio non ripaga
Il grafico sottostante serve a ricordare ai risparmiatori che i bond non sono tutti uguali. Tra marzo 2015 e febbraio 2016 il fondo di Oyster ha subito un calo superiore al 10%, come per altro ravvisato anche per i fondi di Nordea e New Millenium (grafico in alto), molto più profondo dell’ETF comparabile. Una tale correzione potrebbe esser estata determinata dalla presenza di bond ibridi, perpetui, subordinati e quindi anche high yield, mentre nell’ETF vi sono solo obbligazioni investment grade.