13 Feb La voce di NoRisk – Analisi del mercato: boom del S&P 500 e titoli in crescita
La settimana passata, dopo diversi tira e molla, l’indice più famoso al mondo, lo S&P 500 ha chiuso le contrattazioni a 5026 punti superando l’ostacolo psicologico dei 5000 punti e toccando un nuovo massimo di tutti i tempi.
Di fatto alcuni dei target previsti per fine anno sono già stati raggiunti in poco più di 1 mese: utili robusti delle società principali e “la magia” dell’intelligenza artificiale sono il carburante necessario per continuare a comprare, anche a questi prezzi, il mercato azionario. Il titolo che andiamo ad esaminare, Nvidia è emblematico della “nuova rivoluzione” della IA.
Grafico di Nvidia a 5 anni
Dagli inizi del 2023 dove il titolo valeva circa 140 Usd siamo arrivati ai 721 attuali. Nel solo 2024 da 487 a 721 Usd (+48% in 40 giorni circa).
Anche in passato, ogni fase di forti rialzi del mercato americano ha coinciso con un nuovo upgrade tecnologico (fase della bolla dot.com, eCommerce, era post PC con avvento smartphone…..).
Ora per chi segue un po’ i mercati, ogni volta che ci sono rialzi così violenti arrivano inevitabili le voci di chi tema che sia solo una bolla e che correzioni violente siano inevitabili.
Si vedono già analisti tecnici sovrapporre il grafico di Cisco Systems negli anni 2000 con il grafico di Nvidia: a quell’epoca Cisco perse l’80% dai massimi.
Senza scomodarci troppo con epoche lontane basta vedere un titolo caduto in disgrazia oggi: Paypal.
Il grafico si commenta da solo. Letteralmente esploso nel periodo della pandemia dove sembrava che si comprasse solo più online è poi calato ritornando ai livelli del 2017.
Possiamo parlare di una società che non funzioni e che non faccia utili? Assolutamente NO, ma quando le salite sono troppo repentine e violente per non assistere a correzioni marcate occorre ogni trimestre aumentare in maniera significativa, fatturato, utili e margini.
Nvdia attualmente ha un vantaggio competitivo enorme nei chip per l’intelligenza artificiale e ad una forte crescita del titolo in borsa sono corrisposti numeri di bilancio impressionanti, ma quando una società passa da 140 a 720 Usd in 14-15 mesi i rischi sono al ribasso, non certo al rialzo nel medio termine. Salvo che, non esista competizione e che nessuna altra società sia in grado di produrre quello che Nvidia produce, ma nei mercati in libera concorrenza i monopoli sono irrealistici.
Le banche italiane
L’Italia è il paese che, dopo la pandemia, si è distinta per una crescita economica migliore e, anche ora, nel pieno di un rallentamento in Europa si mette in luce insieme con la Spagna per uno dei paesi che sta funzionando meglio (probabilmente la componente servizi avvantaggia entrambi i paesi).
Le banche che sono un settore ciclico per eccellenza e molto sensibili al rischio paese ne sono una controprova.
Le due banche principali, Intesa Sanpaolo e Unicredit capitalizzano intorno ai 50 mld di Euro e hanno vissuto un 2023 spettacolare.
UC: Ricavi +17,3% a 23,8 Mld di Euro, utili netti +53,8% a 8,6 Mld di Euro; Intesa: Ricavi +17,2% a 25,1 Mld di Euro, utili netti +76,4% a 7,7 mld di euro.
Per dare un’idea, altre banche italiane quali MPS hanno generato 2 Mld di Euro di profitti netti, BPER 1,5 Mld, BPM 1,26 Mld.
Come è stato possibile per le banche raggiungere, dopo tanti anni di difficoltà, dei numeri del genere?
Semplificando al massimo, la componente che ha permesso tali utili, è la voce “margine da interessi”: grazie ai rialzi della BCE i nostri istituti hanno continuato a pagare “poco” la raccolta soprattutto dalla clientela privata dove gli interessi sui conti sono rimasti a zero molto a lungo e prestato denaro a tassi medi tra il 4 e il 6% (mutui casa e finanziamenti alle imprese). A questo delta enormemente positivo si aggiunge il solito contributo commissionale che arriva dal risparmio gestito (fondi e fondi pensione anche se leggermente in calo) e dalle divisioni assicurative che sono in costante crescita.
Con questi numeri alle spalle, le remunerazioni di chi ha investito nelle banche sono state e saranno importanti sia in termini di rivalutazione del prezzo del titolo (Unicredit su tutti) sia di dividendi e buyback azionari.
Si chiude quindi un decennio di difficoltà per il nostro settore finanziario e anche il nostro indice di borsa, tradizionalmente sotto pressione, ne ha tratto enorme beneficio essendo stato nel 2023 uno dei mercati migliori.
Nessuno di noi l’avrebbe detto con il pessimo tracking record che abbiamo alle spalle: i mercati, ancora una volta, stupiscono e anche se gli esami da superare non finiscono mai la malata d’Europa in questa fase è più a Nord, la Germania.
Il lusso che non tradisce: Hermes
Il lusso è uno dei settori più resilienti nell’economia mondiale e anche in borsa.
All’interno del lusso esistono diverse categorie che sono sostanzialmente:
- Lusso “aspirazionale”;
- Lusso “premium”;
- Lusso “inaccessibile” o top.
Nel comparto del lusso troviamo il fashion, gli accessori, gioielli ed orologi, automobili, vini e liquori e un certo “life style” (hotel, viaggi, esperienze uniche).
Nel lusso top di gamma esistono due titoli quotati in borsa che fanno dell’effetto “scarsità” e del prezzo sensibilmente più alto dei loro prodotti le fortune degli azionisti: Hermes e Ferrari.
Hermes ha visto i ricavi crescere nel 2023 del 16% a 13,42 Mld di Eur e utili +28% a 4,3 Mld di Eur. La società prevede di incrementare i prezzi dei propri prodotti top del 9% nel 2024.
Altri brand hanno avuto vendite in rallentamento nel corso del 2023 visto che hanno una base di clientela più diffusa e sono più legati all’andamento dei vari mercati nel mondo (Cina, Giappone, US, Europa….).
Hermes ha la lista d’attesa per le sue borse che si vendono in tiratura limitata e con prezzi di partenza non inferiori ai 10.000 euro.
La produzione, volutamente, aumenta gradualmente ogni anno e i margini non scendono visto che i prezzi salgono più dei costi di produzione in quanto, come già detto, la domanda è strutturalmente superiore all’offerta.
Di fatto è un mercato del lusso che si rivolge ai super ricchi che sono indifferenti al prezzo o al più sono “contenti” di pagare qualcosa che fa status perché non è disponibile per tutti, nemmeno pagando.