
08 Apr La voce di NORISK SCF – Tre giorni di paura sui mercati tra volatilità e opportunità
Le sedute di borsa di giovedì e venerdì scorsi sono state tutte con il segno pesantemente negativo e la giornata di oggi sia in Asia che in Europa pare in netta continuazione con quelle della scorsa ottava.
Quando in tre giorni vedi indici a -20%, petrolio che cala di 15 dollari, rame in caduta libera non ha nemmeno senso parlare di cosa stia capitando in una parte del mondo specifica: le vendite sono generalizzate su tutto.
Guardate il grafico del rame (fino a pochi giorni qualcuno parlava di rame a 12.000 Usd!)
Quando si investe c’è un rischio che NON si può eliminare: il rischio sistemico.
Se stai sul mercato puoi diversificare, decorrelare e aggiungere asset class che proteggano, ma non vi è alcun modo di eliminare il “rischio d’investire”.
Quello che abbiamo fatto sin qui e continueremo a fare è gestire al meglio il budget di rischio che, per la cronaca, nei ns PF era già mediamente prudente in relazione al budget di rischio massimo potenziale di ciascuno.
Occorre dire che la maggior parte di queste vendite sono “forzate” da hedge e da fondi quantitativi che a causa dell’esplosione di volatilità e/o da margin calls sono stati obbligati a vendere aggressivamente. Gli stessi quando la volatilità scenderà saranno obbligati a comprare. In questo momento, se Trump azzerasse per ipotesi i dazi, vedremmo il mercato rimbalzare con forza estrema.
Una delle domande che ci viene rivolta più spesso quando si inizia ad investire se è un buon momento.
La riposta è che i momenti di crisi (che capitano ogni tot anni) sono i momenti migliori a patto di avere capacità di assorbire e gestire la negatività assoluta che circonda tali momenti.
Il mondo non è finito prima di Trump e ha superato Lehman, crisi dei debiti sovrani, Covid, inflazione, guerra e supererà anche Trump. Solo questione di calma, metodo e pazienza.
Qualche indicatore qui di seguito.
Vediamo la volatilità che è uno dei sotto indicatori del Fear & Greed index
Quando il VIX, come oggi, supera 45 comprare in tali occasioni ha sempre portato rendimenti positivi nei mesi/anni successivi.
Vi faccio vedere il grafico del future sullo S&P 500 (ne vediamo uno, ma sono tutti simili).
In poche settimane siamo passati da 6200 punti a 4900 circa per una correzione del 20%, sul Nasdaq e le mag 7 la correzione è superiore e sono entrati ufficialmente in ”bear market”.
Operativamente (e contattando ognuno di voi) la strategia è comprare con calma usando la liquidità disponibile e/o la parte obbligazionaria di breve che in ogni PF da noi seguito è mediamente dal 40% in su.
Ricordiamo che a differenza degli ultimi anni è “finalmente l’anno dei bond” in particolare dei titoli di stato che stanno andando bene e proteggendo i PF.
Altri asset difensivi che stanno funzionando: oro, franco svizzero, Yen giapponese.
In questo momento la cosa più importante è mantenere i nervi saldi ed essere razionali anche se comprendo che sia particolarmente difficile, ma la gestione dei ribassi è fondamentale per le performance complessive dei propri investimenti.
Una parentesi la merita il debito pubblico americano con la tabella che segue sulle emissioni e le tipologie di titoli.
Come si può vedere consultando Bloomberg la maggior parte del rifinanziamento del debito in scadenza è fatto di titoli di breve. L’America, non da oggi, fa fatica ad emettere titoli di stato a medio-lungo termine.
Del resto due domande sono lecite:
- Perché dovrei comprare treasury a 10 anni al 3,9% quando la parte a breve rende più del 4% senza rischio?
- Perché giapponesi, cinesi, inglesi ed europei dovrebbero continuare a comprare treasury dopo essere stati insultati ed umiliati con i dazi e gli atteggiamenti di Trump?
Alla fine si troverà, molto probabilmente, qualche accordo tra creditori e debitori e tanti paesi stanno cercando di negoziare con gli Stati Uniti.
Ultima considerazione: gli americani non producono quasi più nulla. Passi per le macchine, andremo in giro con i monopattini per le highway o si comprerà qualche suv di terza mano.
In merito agli strumenti di lavoro di tutti noi: PC, laptop, tablet, smartphone, hardware vari: sono tutti “designed in US” e “made in Far East”.
Cosa faranno i cittadini americani? Spenderanno il 40-50% in più per comprare uno di questi strumenti? Da IBM che un secolo fa ha venduto la divisione PC a Lenovo, nulla è rimasto davvero negli Stati Uniti.