Quando i gestori scommettono sui consumi

Quando i gestori scommettono sui consumi

Il comparto analizzato si contraddistingue per diverse particolarità e specializzazioni anche in nicchie che rendono l’indagine rispetto ad un benchmark di categoria delineato da Morningstar non esattamente calzante. Il provider peraltro lo ha implementato combinando in modo equiponderato i consumi discrezionali e quelli primari, si tratta di settori che presentano dinamiche piuttosto diverse (con il primo più legato al ciclo economico e il secondo a carattere più difensivo); con il primo che ha ottenuto nell’ultimo triennio rendimenti molto più brillanti e quasi doppi rispetto al secondo.

Non bisogna trascurare il fatto che focalizzarsi sui brand ha consentito a diversi fondi di inserire anche titoli tecnologici come Apple, Amazon e Microsoft. I money manager hanno avuto quindi diverse leve di gestione attiva da manovrare in modo sapiente. Si osservano fondi specializzati sull’alimentare “smart”, sui beni di lusso oppure solamente sui consumi discrezionali ed infine focalizzati sui consumi asiatici.

I risultati dell’analisi hanno evidenziato come solo 24 fondi su 51 (47,1%) abbiano registrato performance migliori dell’Etf che salgono a 28 (55%) se utilizziamo come criterio di confronto il rendimento corretto per il rischio registrato (Rap). Come spesso accade i risultati in relazione alla strategia in Etf si alternano in periodi positivi e in quelli negativi e quindi la persistenza nelle performance è spesso carente e infatti il numero dei fondi promossi scende a 21.

Un aspetto da rilevare è l’onerosità media di questo comparto che appare piuttosto elevata (2,1%) da confrontare con lo 0,28% della strategia sviluppata con i due Etf di Lyxor adottati base per la strategia.

Nella categoria vi sono alcuni fondi di dimensioni importanti come, ad esempio, Invesco Global Consumer Trends che supera i 5 miliardi di euro di assets. Lo strumento è risultato promosso dalla nostra metodologia ma attenzione che, nei fatti, è un modo alternativo per investire in titoli “growth” come, ad esempio, i titoli tecnologici (es. Alphabet, Facebook e Electronic Arts). In parecchi di questi fondi, quindi, in realtà troviamo soprattutto titoli attivi nei consumi discrezionali e diverse azioni appartenenti a società che solo indirettamente hanno a che fare con i consumi e che sono classificati in altri settori.

È infine importante analizzare in che cosa investe un fondo effettivamente andando oltre il nome dello stesso che è confezionato secondo i dettami del marketing. In alcuni fondi dedicati allo “smart food” si notano investimenti in società large cap che svolgono business tradizionali che poco hanno a che fare con la sostenibilità e il futuro.

Stefano Sanna
stefano.sanna@norisk.it