Speciale Russia

Speciale Russia

Siamo intervenuti su Il Sole 24 Ore a più riprese, anche rispondendo alle domande dei lettori, riguardo le sorti dei titoli e dei prodotti finanziari rispettivamente riconducibili ad emittenti o aventi come sottostante asset russi. Le sanzioni adottate dai Paesi occidentali nei confronti della Russia come ritorsione all’invasione militare condotta contro l’Ucraina, hanno comportato una “militarizzazione” anche dei mercati finanziari. Gli investitori esposti ai mercati russi vedono così i propri investimenti momentaneamente congelati, quindi non cedibili.

Il caso dei singoli titoli riconducibili ad emittenti russi e gli ETF o i fondi con focus sul mercato russo 

La severità delle misure adottate ha portato la Borsa di Mosca a chiudere (2 marzo) e costretto, seppur in un secondo tempo, la Borsa di Londra a sospendere gli scambi i titoli azionari collegati a compagnie russe, fra cui diversi dei componenti di Etf in quotati anche su Borsa Italiana o altre Borse europee (come, ad esempio, Gazprom, Lukoil e Rosneft). Ad oggi, i titoli russi non sono più negoziabili per gli investitori internazionali, mentre l’operatività nella Borsa locale risulta totalmente distorta dagli interventi governativi: gli operatori esteri non possono vendere le attività detenute e il fondo sovrano sta impiegando cospicue risorse per sostenere le quotazioni. Bisogna considerare come anche le sanzioni esistenti condizionino l’uscita da questi investimenti da parte degli investitori esteri.

Dalla sezione “comunicati urgenti” del sito di Borsa Italiana si apprende come alcuni Etf risultino sospesi dalle negoziazioni dallo scorso 4 marzo. Questa sorte è condivisa da diversi strumenti finanziari, sia Etf che fondi comuni a gestione attiva, con focus di investimento sui titoli riconducibili ad emittenti russi e non abbiamo ancora visibilità sui termini entro i quali questa situazione potrà trovare una soluzione.

L’indice MOEX, che fa prezzo in rubli, sta perdendo il 29% da inizio anno, anche se da quando hanno riaperto le contrattazioni (24/3), il benchmark ha registrato un significativo recupero (come anche il rublo). Il problema è che questi valori sono totalmente disancorati dalla realtà e solamente quando il conflitto si sarà risolto sarà possibile (anche se non scontato) tornare a veder riprendere le quotazioni in modo trasparente. Il timore è che la fine del conflitto non necessariamente comporterà la fine delle sanzioni e il ripristino della funzionalità dei mercati. Probabilmente solo un celere cambio di regime potrebbe essere in grado di far recuperare le quotazioni degli asset russi in quanto comporterebbe, probabilmente, anche la riduzione della pressione delle sanzioni.

Che fare adesso?

Al momento le attività finanziarie sottostanti risultano sostanzialmente congelate (quindi non cedibili) e il rischio è che alcune società possano fallire (più probabile per le banche) o essere nazionalizzate come, ad esempio, le società legate ai settori dell’energia o delle risorse di base. Qualora la Borsa non dovesse più riaprire, determinando una sostanziale illiquidità delle attività sottostanti al fondo o alcune società dovessero essere nazionalizzate, è ipotizzabile che lo strumento venga liquidato sulla base di valori residui calcolati come indicato nel regolamento del fondo. Non è escluso che i sottoscrittori possano arrivare a perdere anche l’intera somma così come coloro che hanno investito nei fondi attivi focalizzati sulla Russia e, in ogni caso, gli investitori dovranno allungare in modo significativo l’orizzonte temporale, auspicando che il contesto geopolitico migliori.

La ricerca di flussi di cassa generosi (dividenti e/o cedole) è un elemento di interesse da parte degli investitori italiani, ma i rischi vanno sempre ponderati con attenzione. Guardando agli indici azionari diversificati, la Russia aveva un peso in media dello 0,3% negli indici azionari globali diversificati e di poco superiore al 3% negli indici azionari con focus sui Paesi emergenti. Sovrappesare la Russia rispetto a queste proporzioni deve essere una scelta ponderata. Stessa considerazione può essere estesa anche ad altri Paesi e/o settori.

Stefano Sanna
stefano.sanna@norisk.it