03 Set La voce di NORISK SCF – Settembre in borsa: sfide, opportunità e mosse strategiche
Il mese di Agosto si è chiuso bene e ci siamo lasciati alle spalle, apparentemente, il crash della prima settimana.
Entriamo in un mese, quello di Settembre che, statisticamente, non è favorevole al mercato azionario. Vedremo. E’ indubbio che tra banche centrali e aspettative elettorali sia realistico aspettarsi qualche momento di volatilità che, come sempre, potrà essere sfruttato per incrementare attivi di qualità a seguito di possibili storni.
La settimana passata ha visto i risultati trimestrali di Nvidia, la holding di Warren Buffett, Berkshire Hathaway, superare 1 miliardo di dollari di market cap (prima società non tecnologica ad arrivare a tali numeri) e un continuo interesse per l’oro anche se ha stornato lievemente dai massimi.
Iniziamo da Nvidia vedendo il grafico dell’ultimo anno.
Come si può vedere i massimi relativi sono stati toccati in Giugno e da quel momento in poi abbiamo visto prima una correzione, poi un rimbalzo e, post risultati, un nuovo calo. Vediamo i risultati dell’ultimo trimestre.
Fatturato: 32 miliardi di dollari vs 29,2 attesi;
Utile per azione: 68 centesimi contro 64 attesi.
Previsioni per il prossimo trimestre: 32,5 miliardi contro fatturato medio atteso di 31,9.
Post risultati il titolo è stato venduto. Perché? Sostanzialmente perché è caro e incorpora già la crescita attesa futura.
Inoltre cresce trimestre dopo trimestre, come è logico che sia, ad un ritmo “decrescente” di crescita (perdonate il gioco di parole e le ripetizioni).
Ultima problematica: i principali clienti di Nvidia sono i big tech come Microsoft, Amazon, Google, Meta. Fa paura pensare che il successo di una società dipenda da 4 clienti. Un po’ come in borsa i soliti 6-7 titoli “fanno il mercato” grazie al peso enorme che hanno sul Nasdaq, S&P 500, S&P Information Technology.
La sostanza è che, sin qui, essere fuori da questi titoli (attraverso acquisto degli indici) è impossibile se uno voglia avere una performance decente del proprio PF, ma l’eccessiva concentrazione è un rischio. Di seguito i dati di fatturato ed utile per azione della società.
La seconda società della quale vale la pena dire qualcosa è la holding d’investimenti di Warren Buffet, Berkshire Hathaway.
Il titolo ha raggiunto il “trillion dollar club” ed è la prima società non tecnologica a riuscirci. Nel 2024 la performance della società è stata notevole, pari al 28%, battendo l’indice S&P 500. Quello che colpisce di più è che dal 1965 ad oggi gli investitori hanno guadagnato il 20% all’anno tenendo l’azione. Quando si parla di lungo periodo non si può non menzionare Berkshire.
Qui di seguito il grafico ad 1 anno
Come si vede il titolo ha toccato massimi assoluti e, nel mese di Agosto, il management ha deciso di ridurre in modo sostanzioso la sua partecipazione in Apple e in Bank of America registrando forti plusvalenze.
Dopo una robusta performance nei primi 8 mesi dell’anno ha senso ridurre il rischio e aumentare la quota cash che in America viene remunerata a breve al 5% acquistando treasury.
Molti commentatori hanno visto nella “prudenza” di Berkshire un segnale di sfiducia verso il mercato azionario US, più probabilmente è una scelta opportunistica sui mesi che restano alla fine dell’anno visto che la performance del 2024 è già mostruosa e consolidarla investendo il cash al 5% è molto saggio.
Nella tabella che precede sono elencati i primi 20 titoli posseduti dalla società alla data del 30/6, chiaramente avremo un aggiornamento sulle posizioni dopo il 30/9. Vale la pena ricordare che Apple e BoA erano la prima e terza società come peso % in Berkshire.
Chiudiamo con un ultimo approfondimento sull’oro.
Come già scritto in precedenti occasioni il metallo giallo performa meglio in contesti di tassi reali bassi e quando le altre asset class non sono così brillanti.
Vedere allo stesso tempo mercati azionari ed oro avere performance robuste fa riflettere. Il World Gold Council comunica che nella prima metà dell’anno 483 tonnellate sono state acquistate dalle banche centrali, in particolare dai paesi emergenti.
È molto probabile che tali acquisti siano una risposta alla crisi Russia-Ucraina e al congelamento degli asset della banca centrale russa. Le banche centrali dei paesi emergenti si stanno proteggendo da eventuali rischi di detenere dollari.
Questa è una “variabile nuova” che deve essere tenuta in conto quando si detiene dell’oro.
Concludiamo con il grafico in dollari dell’oro a 5 anni.